Norme di certificazione volontaria basate sul sistema HACCP: un valido aiuto per il settore agroalimentare

Il consumatore medio durante la sua spesa quotidiana sceglie un prodotto piuttosto che un altro in base al gusto personale e al prezzo. Dopotutto può stare tranquillo, in quanto la legislazione cogente obbliga le aziende alimentari a raggiungere la piena sicurezza del prodotto finale. Un aiuto nella scelta potrebbe senza dubbio essere l’osservazione attenta dell’etichetta, in cui sono riportate, fra le altre informazioni, anche le certificazioni che possiede la ditta produttrice. Conosciamo brevemente le più diffuse.

La certificazione ISO 9001 non è strettamente collegata al sistema HACCP, ma essendo relativa ai Sistemi di Gestione della qualità il cui obiettivo è la soddisfazione del cliente si integra bene con le altre certificazioni che vedremo più avanti.

Una norma per cui tutte le ditte del comparto agroalimentare si dovrebbero certificare è la ISO 22000 : 2005, che abbiamo già descritto in un precedente articolo. Questo standard si occupa del Sistema di Gestione della Sicurezza lungo tutta la filiera e prevede una comunicazione costante tra tutti i soggetti coinvolti.

Nel 2007 è stata emanata la ISO 22005 che riguarda prettamente la rintracciabilità di filiera. Le aziende certificate ISO 22005 sono in grado di ricostruire il percorso di tutte le materie prime usate in produzione, dalla loro origine alla vendita, così in caso di problemi lungo la filiera si risale facilmente alle cause.

La UNI 10854 : 1999 è il documento di riferimento in ambito nazionale per la progettazione di un sistema di autocontrollo basato sul metodo HACCP. Tra i pre-requisiti necessari per implementare un piano HACCP la norma prevede un’efficace divisione delle responsabilità di ogni settore dell’autocontrollo e la disponibilità delle conoscenze tecniche alle realtà aziendali ed extra-aziendali.

Le piccole industrie alimentari possono produrre per le aziende della grande distribuzione che concede quindi il proprio marchio, solo se rispettano severissimi standard internazionali, di cui i più diffusi sono IFS, valido in Germania, Francia e Italia, e BRC, valido nel Regno Unito. La certificazione avviene in seguito a un audit di seconda parte condotto sull’azienda che si vuole certificare, da parte di un auditor specializzato.

Anche il comparto dell’Ortofrutta fresca può qualificarsi con certificazioni volontarie. È questo il caso del GLOBALGAP, una certificazione internazionale che è rivolta a tutti i produttori ortofrutticoli coinvolti nel settore primario che non prevedano una fase di trasformazione.

Ora che conosciamo quali garanzie ci possono fornire le aziende alimentari, guardiamo con maggiore attenzione l’etichetta dei prodotti che compriamo: ci aiuterà a scegliere con maggiore consapevolezza.

Dott.ssa Isabella De Vita
Consulente HACCP Roma 30 settembre 2013
Associazione Italiana Consulenti di Igiene Alimentare

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