Analisi delle Acque

ANALISI SU ACQUE AD USO UMANO

Uso a manoLa potabilità dell’acqua è un requisito imprescindibile per le imprese che operano nel settore alimentare, a  maggior ragione per quelle in cui l’acqua entra a far parte del ciclo produttivo come ad esempio ingrediente. A chi spetta però la cura della qualità di tale acqua? L’ente erogante è responsabile della qualità delle acque fino all’ingresso del contatore ma dopo, quindi dal contatore ai rubinetti interni all’azienda, qualsiasi responsabilità ricade sull’Operatore del Settore Alimentare (OSA). A tal proposito corre in aiuto la legislazione, in questo caso nazionale. In Italia, infatti, le indicazioni le fornisce il Decreto Legislativo n.31/2001 che disciplina la qualità delle acque destinate al consumo umano e si applica a tutte le acque destinate all'uso potabile e per la preparazione di cibi e bevande, sia in ambito domestico che nelle imprese alimentari, a prescindere dalla loro origine e tipo di fornitura. L’obbligo è uno solo: “le acque destinate al consumo umano devono essere salubri e pulite” e cioè “non devono contenere microrganismi e parassiti, né altre sostanze, in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana”. Il decreto si completa con un allegato suddiviso in più parti in cui vengono riportati i requisiti minimi che le acque potabili devono rispettare, specificando quali parametri chimici, fisici e microbiologici devono essere ricercati nell’acqua ad uso umano. L’allegato I, in particolare, specifica i valori e le frequenze da rispettare per effettuare le analisi su: le acque fornite attraverso la rete di distribuzione; le acque fornite da una cisterna; le acque confezionate in bottiglie o contenitori, rese disponibili per il consumo umano; le acque utilizzate nelle imprese alimentari. Le analisi sulle acque ad uso umano, quindi, verranno condotte con l’ottica di evidenziare il rispetto degli standard previsti dalla normativa per quanto riguarda sia parametri chimico – fisici che microbiologici.

ANALISI SU ACQUE REFLUE

Le acque reflue sono la raccolta di tutte le acque di scarico che si generano nelle attività produttive e che Acque reflue devono essere “controllate” come previsto dalla normativa nazionale. Il D.Lgs. 152 del 03/04/2006, come norma quadro in materia di sicurezza ambientale, si propone di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente ponendo l’attenzione anche sulle acque reflue. Anche questa tipologia di acque, infatti, devono rispettare determinati requisiti minimi per non rappresentare né un pericolo, né una fonte di inquinamento. Nell’ambito degli “scarichi” di origine urbana viene però fatta una distinzione tra le emissioni prodotte, a cui vengono associati limiti differenti in base alla natura delle acque veicolate e la loro provenienza. La legislazione prevede un doppio controllo degli scarichi: uno basato sui limiti previsti dal Decreto legislativo stesso, che è corredato di tabelle apposite (All.5 Parte Terza D.Lgs. 152/2006) e l’altro individuato dalle singole Regioni che possono stabilire i propri limiti da introdurre nei Piani di Tutela delle Acque. L’Allegato 5 del D.Lgs. 152/2006 prevede: i limiti sulle acque reflue (Tab. 1); i limiti per lo scarico in “aree sensibili” (Tab.2); i limiti per lo scarico dei reflui da attività produttive in pubbliche fognature e in corpi recettori (Tab.3); i limiti per lo scarico dei reflui da attività produttive sul suolo (Tab.4). La norma inoltre introduce i livelli minimi di trattamenti ai quali i reflui devono essere sottoposti, ma non definisce i trattamenti appropriati da utilizzare ed è per questo che ci si può riferire anche al manuale ANPA 1/2001. Effettuare quindi una analisi su questa tipologia di matrice permette di capire se si è o meno all’interno di tali limiti e, in caso permettono di avere un quadro chiaro su come operare per riportare i valori entro i limiti previsti da normativa.

ANALISI SU ACQUE DELLE PISCINE

Tra i campionamenti ambientali è indispensabile inserire nella pianificazione anche l’analisi dell’acqua di piscina qualora fosse presente nella propria attività. L’Accordo del 16 gennaio 2003 tra il Ministero della Salute, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano inerente agli “Aspetti igienico-sanitari per la costruzione, la manutenzione e la vigilanza delle piscine ad uso natatorio” rappresenta il documento di riferimento per la gestione delle piscine. Al fine di assicurare la sicurezza dei bagnanti è quindi necessario effettuare una serie di trattamenti alle acque e di verificarne l’efficacia attraverso controlli chimici e microbiologici. L’Accordo del 2003 è dedicato alle piscine pubbliche (es. piscine comunali), alle piscine ad uso collettivo (es. in alberghi camping, complessi ricettivi e simili, oppure palestre e circoli accessibili ai soli ospiti, clienti, soci della struttura), agli impianti finalizzati al gioco acquatico, alle piscine inserite in strutture di cura, riabilitazione o termali. Il documento inoltre è corredato di un allegato che specifica i requisiti igienico-ambientali che la piscina e l’acqua che contiene devono avere. L’acqua di approvvigionamento deve possedere tutti i requisiti di potabilità previsti dalla normativa esistente (D.Lgs 31/01) e, quella di immissione e contenuta in vasca deve possedere i requisiti igienico ambientali citati nella Tabella A dell’Allegato 1 dell’Accordo del 16 gennaio 2003. Devono essere rispettati parametri fisici (pH, colore, presenza di solidi, torbidità), chimici (cloro attivo, sostanze organiche, acido isocianurico, nitrati) e microbiologici (conta batterica, Escherichia coli, Enterococchi, Staphylococcus aureus, Pseudomonas aeruginosa) specifici. L’Allegato 1 inoltre fornisce indicazioni sulle sostanze utilizzabili per il trattamento delle acque di immissione in vasca; i punti di prelievo; le specifiche tecniche termoigrometriche e di ventilazione. La regione Lazio con la delibera della giunta regionale del 11/07/2006 n.407 ha stabilito inoltre dei requisiti igienici ambientali specifici così come specificato nella seguente tabella.

PARAMETRO ACQUA DI IMMISSIONE ACQUA DI VASCA
Requisiti fisici

Temperatura

Vasche coperte in genere

Vasche coperte bambini

Vasche coperte

 

24° C – 32°C

26°C – 35° C

18° C – 30° C

 

24° C – 30°C

26°C – 32° C

18° C – 30° C

PH Per disinfezione a base di cloro

Ove si utilizzano disinfettanti diversi il pH dovrà essere

6.5 – 7.5

6.5 – 7.5

Torbidità in Si O2

≤ 2 mg/l SiO2 (o unità equivalenti di formazina)

≤ 4 mg/l SiO2 (o unità equivalenti di formazina)

Solidi grossolani

Assenti

Assenti

Solidi sospesi

≤ 2 mg/l (filtrazione su membrana da 0,45 µm)

≤ 4 mg/l (filtrazione su membrana da 0,45 µm)

Colore

Valore dell’acqua potabile

≤ 5 mg/l Pt/Co oltre quello dell’acqua di approvvigionamento

Requisiti chimici

Cloro attivo libero

0.6÷1.8 mg/l Cl2

0.7÷1.5 mg/l Cl2

Cloro attivo combinato

≤ 0.2 mg/l Cl2

≤ 0.4 mg/l Cl2

Impiego combinato Ozono

Cloro:

cloro attivo libero

cloro attivo combinato

Ozono

 

0.4÷1.6 mg/l Cl2

≤ 0.05 mg/l Cl2

≤ 0.01 mg/l O3

 

0.4÷1.0 mg/l Cl2

≤ 0.2 mg/l Cl2

≤ 0.01 mg/l O3

Acido isocianurico

≤ 75 mg/l

≤ 75 mg/l

Sostanze organiche (analisi al permanganato)

≤ 2 mg/l di O2 oltre l’acqua di approvvigionamento

≤ 2 mg/l di O2 oltre l’acqua di immissione

Nitrati

Valore dell’acqua potabile

≤ 20 mg/l NO3 oltre l’acqua di approvvigionamento

Flocculanti

≤ 0.2 mg/l in Al o Fe ( rispetto al flocculante impiegato)

≤ 0.2 mg/l in Al o Fe ( rispetto al flocculante impiegato)

Requisiti microbiologici

Conta batterica a 22°

≤ 100 ufc/1 ml

≤ 200 ufc/1 ml

Conta batterica a 36°

≤ 10 ufc/1 ml

≤ 100 ufc/1 ml

Escherichia coli

0 ufc/100 ml

0 ufc/100 ml

Enterococchi

0 ufc/100 ml

0 ufc/100 ml

Staphylococcus aureus

0 ufc/100 ml

≤ 1 ufc/100 ml

Pseudomonas aeruginosa

0 ufc/100 ml

≤ 1 ufc/100 ml

 

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