Allerta Bisfenolo A: novità dalla Francia

La sicurezza alimentare, come abbiamo già visto in passato, non si ottiene solo tramite l’attenzione posta nell’alimento. Corsi per l’HACCP, manuali e sistemi di autocontrollo sulla produzione alimentare non possono scongiurare gli eventuali rischi introdotti con i contenitori e le sostanze di cui sono fatti.

Non è dell’ultima ora la preoccupazione riguardante uno dei composti spesso presenti nella plastica: il bisfenolo A. L’allerta a tal riguardo, infatti, è partita già qualche anno fa e si è diffusa in molti Paesi Europei (ma non solo), che hanno deciso di approfondire la questione e monitorare gli effetti di questa sostanza. La preoccupazione nasceva dal fatto che questo composto, presente in molti contenitori usati per gli alimenti, potesse essere tossico per la popolazione. Il bisfenolo A è una sostanza chimica che, insieme ad altre, viene usata per produrre plastiche e resine. E’ usato, per esempio, nel policarbonato, un tipo di plastica trasparente che viene utilizzato per produrre recipienti per uso alimentare come le bottiglie per bibite, i biberon, le stoviglie di plastica (piatti e tazze) e i recipienti di plastica.

Inoltre, tracce di bisfenolo A si ritrovano anche nelle resine epossidiche che vengono utilizzate per rivestire internamente contenitori alimentari come le lattine. Le perplessità legate a questo composto nascono dal fatto che sembra abbia la capacità di migrare dai contenitori al cibo o alle bevande in essi contenuti. In questo modo il composto, entrando a far parte degli alimenti, viene ingerito insieme al cibo durante i pasti. Ma qual è la correlazione tra questa sostanza e la salute dei consumatori? L’analisi chimica di questo composto rivela una struttura molecolare molto simile ad alcuni ormoni umani, tanto da farlo rientrare tra la categoria di sostanze definite “interferenti endocrini”. La presenza nel corpo umano di questi composti infatti può provocare danni considerevoli se si considera il fatto che questi interferenti sono in grado di legarsi ai recettori per gli ormoni, questo gli dà la possibilità di interferire con le fisiologiche risposte ormonali “accendendo”, “spegnendo”o modificando i normali segnali inviati dagli ormoni. L’equilibrio ormonale è cosi facilmente compromesso.

Il bisfenolo A sembra avere effetti estrogenici in grado di alterare la funzionalità della tiroide, lo sviluppo del sistema nervoso, immunitario e riproduttivo. Nonostante anche negli adulti gli effetti sembrano essere non da poco, la preoccupazione maggiore è rivolta ai neonati e ai feti, a causa delle loro ridotte dimensioni e delle non ancora complete capacità di metabolizzare. Nella normativa italiana il bisfenolo A comincia a comparire nel 2009 con il Reg. CE 1223 dove viene inserito nella lista delle sostanze che non possono essere presenti nei cosmetici. L’allerta sale e con questa la tutela nei confronti dell’utenza più debole: i bambini. Nel 2011, infatti, il Reg. UE 321 sancisce il divieto dell’uso del bisfenolo A nella plastica per produrre i biberon. La strada per “emarginare” ancora di più questo composto dalle nostre tavole è ancora lunga ma qualcosa già si muove. Il Paese più “attivo” di tutti su questa tematica è la Francia che ha gia approvato una norma che prevedere il divieto di impiego del bisfenolo A in TUTTI gli imballaggi per cibo a partire dal 2015, e dal 2013 per tutti gli imballaggi degli alimenti destinati a consumatori al disotto dei 3 anni di età.

Nel frattempo propone anche una specifica etichettatura destinata a donne incinta e bambini sui contenitori/imballaggi che contengono questa sostanza. Con l’esempio dell’iniziativa francese prendono piede anche in altri Paese (Belgio, Danimarca) attenzioni analoghe. La conferma della giusta rotta comportamentale nei confronti di questa sostanza arriva con il dossier prodotto dall’ Agenzia nazionale francese per la sicurezza alimentare, sanitaria ambientale e del lavoro (ANSE) che riesaminando tutti gli studi scientifici effettuati fino a questo momento conferma la tossicità di questa sostanza in particolare per donne incinta in termini di rischi diretti al feto, neonati e bambini al di sotto dei 3 anni. Oltretutto conferma come la principale “fonte” di questo composto siano gli alimenti venuti a contatto con questo tipo di materiale. Ma questo studio, durato tre anni, non si ferma qui. Assodate le caratteristiche negative del composto pone anche spunti per delle valide alternative. Perché sicuramente il bisfenolo A è tossico ma eliminarlo significa anche dover pensare a buone alternative per imballaggi e confezioni alimentari. Il rapporto cita almeno 73 proposte: sembra possibile la sostituzione di questo composto direttamente con un’altra sostanza nella produzione delle varie plastiche, oppure usare altri materiali plastici o polimeri con proprietà simili. Allo stadio attuale della ricerche però non esiste una sostanza alternativa in grado di  sostituire il BPA in tutti gli impieghi. Ma anche in questo caso sembra muoversi qualcosa: va infatti detto che alcune alternative sono già impiegate da alcuni Paesi. L’ultimo punto su cui l’ANSE pone l’attenzione è quella della prevenzione stilando una serie di raccomandazioni per i consumatori che dovrebbero essere in grado di riconoscere gli oggetti in plastica che contengono BPA, in questo ben informati. La questione non è proprio banale perchè non esistono marchi di riconoscimento specifici e questo può diventare argomento di nuove misure per garantire una sicurezza sempre maggiore per i consumatori.

Dott.ssa Federica Tavassi
Consulente HACCP
Associazione Italiana Consulenti Igiene Alimentare

Roma, 30 aprile 2013

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