I conservanti nell'industria alimentare: ecco quali sono quelli più utilizzati

Alimenti biologici di origine vegetale: ecco quali regole bisogna rispettare nella loro produzione

alimenti Il Decreto Ministeriale 31/03/1965 definisce come “additivi alimentari” quelle “sostanze prive di potere nutritivo, o impiegate a scopo non nutritivo, che si aggiungono in qualsiasi fase di lavorazione alla massa o alla superficie degli alimenti, per conservarne nel tempo le caratteristiche chimico fisiche, per evitarne l’alterazione spontanea o per impartire ad essi, oppure per esaltarne favorevolmente, particolari caratteristiche di aspetto, sapore, odore e consistenza”.

Gli additivi approvati dalla Comunità Europea sono indicati da un numero INS (International Numbering System) preceduto dalla lettera E ed il loro utilizzo nell’industria alimentare è consentito solo previa una lunga serie di severi test di laboratorio in cui viene determinata la Dose Giornaliera Ammissibile che può essere assunta da un uomo senza conseguenze dannose per la salute.

La legge non permette l’aggiunta di additivi ad alcuni alimenti specifici quali : latte, carne fresca, riso, pane (eccetto quello in cassetta), uova, olio d’oliva, frutta e verdura fresca, ad esclusione della superficie degli agrumi e delle banane.

Una classe di additivi alimentari molto utilizzata è quella dei “conservanti”, definiti dal Decreto Ministeriale 27/02/1996 come “sostanze che prolungano il periodo di conservazione dei prodotti alimentari proteggendoli dal deterioramento provocato dai microrganismi”. Vediamo insieme quali sono i conservanti più presenti nei nostri alimenti e quali sono i loro possibili effetti sulla salute.

L’ acido sorbico e i suoi sali sono i primi che incontriamo. Vengono indicati con la sigla da E200 a E203 e hanno origine vegetale, in quanto la fonte principale di acido sorbico è il frutto del Sorbo delle Montagne Europee, da cui prende il nome. Il prodotto commerciale utilizzato nell’industria alimentare odierna è invece ottenuto tramite sintesi chimica. Ha principalmente funzione antifungina, soprattutto a pH acidi e viene aggiunto, a tale scopo, a una vasta gamma di alimenti, tra cui yogurt, marmellate, tortellini e paste ripiene, caramelle e prodotti da forno. Non presenta effetti collaterali ma i Sorbati se associati a Nitriti o a Solfiti possono dare origine a sostanze mutagene.

Anche l’acido benzoico ed i suoi Sali, indicati con la sigla da E210 a E213, hanno origini vegetali, essendo molto presenti nei frutti di bosco, ma per fini commerciali vengono ricavati chimicamente dal toluene. Funzionano come antibatterici e interferiscono con la proliferazione dei lieviti a pH acidi, ma hanno un sapore amaro che limita la loro quantità di utilizzo. Vengono di solito aggiunti a succhi di frutta, marmellate, maionese e conserve ittiche. Se assunti alle concentrazioni consentite (5 mg per kilo di peso corporeo) non portano effetti collaterali.

Un'altra classe di composti conservanti molto utilizzata è quella a cui appartengono l’anidride solforosa e i solfiti, indicati con la sigla da E220 a E228. Hanno tutti effetti ossidanti e riducono il contenuto di vitamina B1 delle carni. Sono considerati allergeni, e quindi devono essere dichiarati come tali in etichetta. Vengono utilizzati nei gamberi, nella frutta secca, nei succhi di frutta, nelle conserve vegetali e nei vini. Provocano facilmente irritazioni gastriche, emicranie e tosse e sono pericolosi per gli asmatici.

Infine troviamo il Difenile, contrassegnato dalla sigla E230, che viene impiegato principalmente nel trattamento della superficie delle banane, degli agrumi e delle cartine di imballaggio. Ha azione antifungina, efficace soprattutto verso i funghi del genere Penicillium che colonizzano la buccia degli agrumi. Purtroppo esiste il rischio che penetri all’interno del frutto in quanto non è eliminabile con un semplice lavaggio.

Dott.ssa Isabella De Vita
Consulente HACCP
Associazione Italiana Consulenti di Igiene Alimentare

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