Etichettatura dei prodotti ittici: approfondimento sui metodi di pesca

foto L’11 dicembre 2013 il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno emanato il Regolamento 1379, relativo all’organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura. Al Capo IV, articoli 35, 36, 37, 38 e 39, vengono elencate le informazioni obbligatorie da indicare nell’etichetta dei prodotti ittici per essere commercializzati. Tra le novità introdotte più importanti sicuramente vi sono: l’indicazione della sottozona FAO per i pesci pescati in mare, l’indicazione del corpo idrico per i pesci di acqua dolce e il metodo di pesca utilizzato nella cattura. Quest’ultima informazione, che alla maggior parte dei consumatori potrà sembrare inutile, è molto importante per determinare i tempi di conservazione del prodotto ittico, in quanto, ad esempio, se pescato con le reti avrà subito più danni rispetto al pesce pescato con ami e palangari e quindi avrà un TMC inferiore.

Nel paragrafo 2 dell’articolo 35 viene chiaramente specificato che per i prodotti della pesca e dell’acquacoltura, tali informazioni possono essere fornite per la vendita al dettaglio tramite informazioni commerciali come cartelloni pubblicitari o poster. Il problema è che spesso vengono fornite in maniera incompleta.

Ad esempio, per gli attrezzi da pesca, bisogna far riferimento alle categorie indicate nella prima colonna dell’allegato III. Non è quindi sufficiente indicare come metodo di pesca “reti”, ma andrà specificato se “da traino”,”da imbrocco” o “ da circuizione e da raccolta”.

Le categorie di attrezzi da pesca che devono essere indicate obbligatoriamente in etichetta elencate nella prima colonna dell’allegato III sono: le sciabiche, le reti da traino, le reti da imbrocco e reti analoghe, le reti da circuizione e reti da raccolta, ami e palangari, draghe, nasse e trappole.

Per chiarirci meglio le idee vediamo ora brevemente come funzionano i singoli metodi.

foto Le sciabiche sono un tipo di reti a strascico utilizzate solitamente per la pesca in acque poco profonde vicino alla riva. Sono costituite da due ali e un sacco e vengono posizionate in mare da imbarcazioni di piccole dimensioni con la concavità rivolta verso riva. Successivamente due squadre di pescatori le tirano a terra incontrandosi a riva.

Le reti da traino sono attrezzi che esplorano zone di mare differenti, dalla superficie al fondo e che possono venire trainate a mano o tramite un’imbarcazione. Presentano maglie di diverse grandezze, ma le accomuna l’utilizzo di fili di grandi dimensioni, in quanto devono resistere alla forza esercitata dalle operazioni di traino e all’usura durante le operazioni di calo e recupero.

Al contrario delle reti da traino, considerate reti attive in quanto prevedono il movimento della rete che va incontro al pesce, le reti da imbrocco sono metodi di pesca passivi, in quanto, una volta calate, rimangono nella stessa posizione fino al successivo recupero. Vengono disposte in acqua in senso verticale, orientamento che riescono a mantenere grazie a galleggianti posti sul bordo superiore e ai piombi posti sul bordo inferiore. A seconda delle dimensioni delle maglie, vengono utilizzate per catturare orate, spigole, acciughe, passere, sogliole, seppie e calamari.

Le reti da circuizione invece vengono usate per pescare specie che vivono in banchi, siano essi di piccole dimensioni, quali sardine e acciughe, o di grandi dimensioni, quali sgombri o addirittura tonni. Il nome deriva proprio dal fatto che il pesce, una volta individuato, o attirato da una fonte luminosa, come nel caso del pesce azzurro, viene circondato da una rete rettangolare.

I palangari sono costituiti da una serie di lenze, terminanti con un amo, collegati ad un cavo lungo anche diversi chilometri. Vengono posizionati al tramonto e raccolti all’alba. Ne esistono di due tipi: “palangari fissi”, ancorati in prossimità del fondo tramite piombi o zavorre utilizzati per la pesca di saraghi, razze, rane pescatrici, murene, pesci sciabola, scorfani, orate e spigole, e “palangari derivanti”, calati a mezz’acqua o addirittura in superficie, per la cattura di grossi pesci pelagici come tonni e pesci spada. La pesca con il palangaro è la più selettiva in quanto a seconda delle dimensioni degli ami e delle esche utilizzate si evita la cattura di “specie accidentali”.

Le draghe sono invece grandi ceste che grazie alla lama posta sul fondo per tagliare il sedimento, sono in grado di penetrare nel fondale fino a circa 50 cm di profondità. Si utilizzano principalmente per la raccolta di molluschi quali vongole, cannolicchi o fasolari.

Anche le nasse, come i palangari, sono attrezzi molto selettivi in quanto intrappolano pesci solo di determinate dimensioni. Sono trappole di rete montate su anelli di grandezze differenti e a forma di imbuto, al cui interno vengono posizionate le esche. Una volta entrati i pesci non riescono ad uscire e quindi possono essere raccolti dal pescatore.

Dott.ssa Isabella De Vita
Associazione Italiana Consulenti di Igiene Alimentare

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